Il blog di Caterina Venturelli

QUALCHE CONSIDERAZIONE SU JEAN FRANÇAIX

Questo post è la rielaborazione di un mio breve scritto, in origine nato per presentare un concerto interamente dedicato a musiche pianistiche e/o flautistiche del compositore Jean Françaix; una versione abbreviata di questo testo è inserita anche in AA.VV., G.A.M.O. Concerto per i 30 anni, libretto di presentazione al concerto svoltosi al Piccolo Teatro del Comunale di Firenze il 17 Ottobre 2009.

 

Una “musique pour faire plaisir

Ancora oggi, a dodici anni dalla sua scomparsa, il nome di Jean Françaix (1912-1997) è, in Italia come nella sua Francia, assai poco conosciuto e, in ogni caso, per lo più legato alla sua produzione cameristica. Eppure, il catalogo delle composizioni di questo allievo di Nadia Boulanger è vastissimo e abbraccia pressoché ogni genere. Fra i suoi lavori si dovrebbero ricordare almeno due grandi opere liriche, La Princesse de Clèves e La Main de Gloire, rispettivamente tratte da M.me de La Fayette e da Gérard de Nerval e l’oratorio L’Apocalypse selon St. Jean per quattro soli, coro misto e due orchestre.

Qual è, dunque, la ragione della scarsa notorietà di questo autore ?

Prosecutore della più schietta tradizione musicale francese – sempre preoccupata del faire plaisir sonoro – egli fu fedele anche in piena era post-seriale al linguaggio tonale, trovandosi di fatto a percorrere la strada meno battuta, continuando per molti decenni il percorso indicato negli anni Venti del secolo scorso dal Gruppo dei Sei e, in particolare, da Poulenc. Nei suoi lavori, egli dichiarava, si proponeva anzitutto di “non annoiare”: leggerezza, grazia, intensa poeticità ma anche brio, humour e verve sono i tratti distintivi di gran parte della sua produzione. Ma a sorreggere un’estetica apparentemente disimpegnata c’è in realtà una scienza infinita: le melodie, spesso in apparenza semplicemente strutturate, sono arricchite da un accompagnamento armonico raffinatissimo; in alcuni lavori emerge un sapiente contrappunto e il repertorio sinfonico, infine, rivela abilissime doti di orchestratore.

Uno dei momenti più felici di tutta l’arte di Françaix sono senza dubbio i 15 Portraits d’enfants d’Auguste Renoir, di cui esistono due versioni coeve, l’una per pianoforte a quattro mani l’altra per orchestra d’archi. In questi quindici brevi bozzetti, nei quali egli si riallacciò alla tradizione clavicembalistica di Couperin e Rameau, rivivono con estrema freschezza la grazia e la delicatezza dei quadri di Renoir, di cui il compositore colse e seppe trasmettere alla perfezione il clima. I brani, dedicati alle due nipotine Sophie e Christine, portano in esergo una citazione del Vangelo di San Matteo: «Je vous dis en vérité, si vous ne devenez pas comme les petits enfants, vous n’entrerez point dans le royaume des cieux».

Nell’ambito del repertorio flautistico spiccano invece Le colloque de deux perruches per flauto e flauto in sol, dedicato a Roberto Fabbriciani, che con i suoi sei movimenti spesso vivaci, di ininterrotta motricità, vuole raffigurare il petulante dialogo fra due cocorite e la Suite per flauto solo, che si riallaccia allo schema formale originario alternando diverse danze: una «Pavana» lamentosa, un’austera «Allemanda» e un «Minuetto» a due voci (inframezzato da un “Trio” la cui melodia espressiva è affine a certe atmosfere de La Princesse de Clèves), preceduti da un «Capriccio» e seguiti da una «Marcia» finale tipica dello stile più “frivolo” di Françaix.

Nel Divertimento per flauto e pianoforte, infine, convergono sia pagine tratte dalla suite per orchestra La douce France che dal giovanile balletto Le Roi nu.

Renoir, Fillette au chapeau bleu

  

 

 

 


 

 


 

QUALCHE CONSIDERAZIONE SU JEAN FRANÇAIXultima modifica: 2009-10-21T12:40:00+02:00da
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